la poesia è bella
  quando si forma nello stomaco
  e poi sale nell'esofago col poeta
  ignaro, indomito a lavorare
  al percorso del vomito.
  bisogna stare attenti, però, a non buttare
  il verso nello stomaco di proposito 
  e poi farlo forzatamente
  risalire, la cosa deve nascere lì, come un tumore
  o venire da altri luoghi che noi non controlliamo.
  io dico che c'è un'altra creatura
  dentro il poeta, con sede e natura
  difficilissima da trovare, non è dio
  non è il diavolo, è una struttura 
  biologica con una sua forma e una sua vita
  di cui ci ritroviamo i segni.
  io penso ancora che chi scrive s'illude
  di scendere a trovare questa creatura che ha in sé
  e qui è l'inganno, perché in realtà si adopera
  a far salire quello che la creatura non sa più tenere
  in sé. bisogna vivere tenendo libere queste strade 
  che in noi fanno scendere e salire, è proprio
  una questione di non ingolfare, di non ingolfarsi.
  questo vale per chi scrive, ma anche per gli altri:
  non serve gusto estetico o la più bella etica
  ci vuole uno spazio sgombro e buio
  perché l'uomo che sale e quello che scende
  quando s'incontrano possano illudersi
  di non essere la stessa persona, possano fugare
  il dubbio che in fondo a noi stessi 
  non c'è alcuna persona.