In un momento in cui la questione del
reale, della sua rimaterializzazione, riprende inaspettato sviluppo, dopo
un quindicennio di preparazione all'avvento di quel virtuale che è
rimasto dimensionato all'interno dell'ambito mediatico puro, diverse sono
le opere che si presentano come una vera e propria certificazione della qualità
materiale della realtà che vediamo e viviamo. Il paradosso è
che lo fanno attraverso l'uso tanto delle vecchie che delle nuove tecnologie.
In quest'ambito vanno collocate le videoproiezioni di Andrea Aquilanti. Paesaggi
urbani proiettati con un sistema a circuito chiuso su una parete, sulla quale
l'immagine è ulteriormente riportata con un disegno leggero. Immagine
elettronica e immagine disegnata formano così un doppio binario, reso
visibile dallo stesso spettatore che è costretto a passare davanti
al proiettore cancellando momentaneamente l'immagine elettronica a favore
di quella disegnata. Oltre le suggestioni dei piccoli cambiamenti che avvengono
con lo scorrere del tempo, è la sincronia tra immagine elettronica,
disegno e realtà, a creare le condizioni di una rinnovata credibilità
tanto dell'immagine che della realtà.
Raffaele Gavarro