Renato Pallavicini, L’Unita
Questo è un libro che richiede attenzione, un’attenzione totale,
non “razionata”. È un libro in cui si “conviene”
e da cui non è possibile disperdersi.
Antonio Prete, Liberazione:
Appena chiuso il libro dopo la lettura, mi si presentano , come fossero altrettante
guide d’accompagnamento, nomi illustri, dovrei evocare anche Caproni poeta,
appunto per la leggerezza meditativa e funambolica dei versi dello stesso Arminio.
Massimo Onofri, Diario:
Uno scrittore che è, prima di tutto, un poeta: e che sa lavorare di metafora
con impressionante capacità di messa a fuoco…Scrittore di rara
vitalità, per forza di autodepotenziamento. Datemi retta: uno come Arminio
in girono non ce n’é.
Marco Belpoliti, L’Espresso
Leggere Arminio è un’esperienza indimenticabile. Magrelli ha scritto
che la sua ipocondria è elevata a regime psicopolitico. Vero. Nessun
autore è così sovversivo e nel medesimo tempo così comico
come Arminio.
Marco Lodoli, La Repubblica
Un libro che non ha uguali nel nostro panorama.
Michele Trecca, La Gazzetta del mezzogiorno
C’è una letteratura prigioniera della forma che, inseguendo il
bello, si dimena come un animale in gabbia e quindi offusca le proprie ragioni
e perde forza. Le parole di Franco Arminio, invece, sono una linea retta fra
se stesso e il lettore: hanno il calore della materia in movimento verso l’altro.
Generoso Picone, Il Mattino
Come il Rip di Irving che dopo il giro torna nella sua comunità trovandola
profondamente modificata eppure uguale, Franco Arminio lasciai suoi ceselli
poetici e anche il suo indagare walseriano per approdare a quello che pare essere
il punto di fuoco della sua scrittura, all’attore centrale della sua scena:
il personaggio Arminio.
Livio Borriello, Stilos
Per rendere giustizia alla grazia con cui il testo frequenta la morte si dovrebbero
fare i nomi dei mistici, Maria Maddalena de’ pazzi, magari, o Boheme,
o gli orientali, di coloro cioè che sanno (o presagiscono o calcolano)che
in qualche modo la morte è riscattabile, è la fine di un inizio,
diversamente trascendentale. Nello stesso modo nella disperazione di Arminio
freme sempre quella felicità stilistica che contraddice e riscatta la
coscienza della fine.
Mirella Appiotti, La Stampa
Un bellissimo dvd intitolata “la terra dei paesi” è allegato
al circo dell’ipocondria, terzo lavoro in appunto di Arminio, che non
si definisce scrittore bensì paesologo della sua Irpinia: un originale
personaggio “trino”, come scrive Magrelli nella presentazione, perché
poeta, cineasta e narratore, qui funambolo dell’aforisma e che della propria
originalità ha fatto addirittura una malattia.
Camillo Langone, Il Foglio
Arminio scrive testi curativi la cui efficacia dovrebbe essere giudicata dai
critici letterari ma da medici omeopatici:il “Circo dell’ipocondria”
agisce grazie l principio di similitudine e può dare sollievo a molti
psicotici.
Gilda Policastro, Alias (Il Manifesto)
Il videoviaggio “La terra dei paesi” fornisce la chiave di accesso
a un fondato discorso di avvicinamento sociale (nel senso di umano, alla maniera,
proprio, dell’umana compagnia della Ginestra, ancora leopardiana): “vai
nella piazza degli altri”suggerisce la voce recitante, coi versi di Arminio.
Francesco Durante, Il Corriere del mezzogiorno
Un libro vertiginoso, da tenere sul comodino per dormire sonni agitati.
Paolo Saggese, Corriere
Il suo pessimismo è analogo a quello leopardiano così come l’unica
via d’uscita è la scoperta di una nuova umanità.
Caterina Viola, La repubblica, inserto salute
Paesaggi di pietre e silenzio, paesaggi dell’anima, nevrosi esistenziale
dello scrittore, uno dei più originali di questi anni.