stiratevi
passate la testa sotto l'uscio, vi aspettano pensieri molto più larghi
di una strada,
vedrete un coniglio, un cane, una farfalla,
stiratevi
tiratevi fuori come se il vostro respiro fosse tutto dall'altra parte e dovete
raggiungerlo,
la vita vi ha spaccato, con voi c'è solo la morte al di là di
quella porta,
dovete passare da soli,
ve lo dico io
io che sono dio, credetemi, in fondo non vi costa niente,
lasciate ogni altro impegno, ozio o preghiera
affanno o piacere, lasciate i vostri panni, lasciate il mondo nella sua pantofola,
lasciate tutto e guardate quel filo di luce che c'è sotto la porta, vi
sembrerà impossibile
stirarvi, rendervi così sottili da baciare quella polvere, da salirci
sopra, abbracciare ogni granello
di quella polvere, passare un atomo alla volta dall'altra parte,
passerete e non troverete niente, io non ero dio prima di passare,
stavo mangiucchiano nervosamente il tempo della mia vita, recitavo, avevo un
certo numero di paure,
aspettavo cose minime che sembrano grandi,
ora posso abbracciare tutti, posso andare a raccogliere
l'ultimo desiderio in fondo all'ultima anima e farvelo vedere, posso dare a
me stessa qualunque forma,
esiliarsi, farsi esile oppure espandersi,
avere un cuore vuole dire avere una galassia in mezzo al petto,
sono diventata dio poco alla volta e senza neppure pensarci, ora sono una cosa
che non sa del finito né dell'infinito, il vostro tempo è acqua
che basta appena a lavarvi le mani,
uso un altro tempo
e quando parlo o cammino so che devo sbrigliarmi come un cavallo,
faccio cadere il mio corpo, gli faccio mangiar le nuvole che voi guardate e
quando apro la parola
la apro veramente, le metto dentro tutte le strade che c'erano al mondo prima
degli uomini,
il rosso della prima bacca, l'occhio della prima rana,
dio non è vero che è in ogni cosa e neppure ogni cosa è
in dio,
non capisco perché assegnarsi pochi parole, pochi gesti e lasciare tutto
il resto nelle mani di una divinità,
vi siete assegnati il sogno e la veglia, la morte e la vita e quello che vi
accade è sempre appeso
a una molletta per pochi attimi, appesi insieme agli altri
e voi parlate sempre di quello che accade, ve lo raccontate ogni minuto, l'ho
fatto anch'io,
ma era sempre un gioco piccolo, ma mai veramente piccolo da lasciarvi passare
sotto la porta,
vivere insomma non è voler vivere, non è voler morire, vivere
è non sapere nulla di queste cose,
non sapere nulla di se stessi a parte la piccola impronta che è il nostro
corpo, tutto il nostro corpo
non è più consistente di un sudore che abbiamo avuto sul palmo
della mano,
e neppure l'anima è di più, è forse una fitta tra le costole,
un calore sulla faccia,
per essere dio sono arrivata a un terzo luogo, una cosa che aveva intuito anche
quello che voi chiamate cristo,
il mio corpo è come un ferro infuocato, che malattia può avere
un ferro infuocato, che sentimenti?
queste sono cose che avevo quando facevo l'attrice e incontravo uomini e me
ne scopavo uno ogni sera e stavo nell'uovo del mio io e mi guardavo, guardavo
la vita e per guardarla la fermavo, non era bosco, palco, macchina che passa,
rumore, filo bianco sul pavimento, serpente che prega, parole
che un coniglio non ha mai detto,
l'io saltò in aria, ma senza impazzire
è questo il miracolo a cui lavoravo e che mi è riuscito,
far saltare in aria la baracca di essere qualcuno senza entrare nel giardinetto
della follia,
ora per me è davvero una bella e tremenda cosa essere nel mondo,
anche l'infinito è una cosa piccola, una cosa da sfondare,
giratevi, alzatevi da ogni abitudine, uscite veramente e sentirete che non eravate
dentro niente, non eravate dentro una vita e dentro un luogo, non eravate neppure
dentro un'illusione, stavate semplicemente dando una forma al vostro essere
e appena quella forma vi piaceva il mondo si chiudeva, niente, più niente
vi era utile,
molti di voi pensano alla morte, ci pensavo anch'io, ovviamente ci penso ancora,
la mia spalla, il mio occhio in un baule, tutte le altre spalle che già
ci sono in un baule, tutti i cimiteri
e tutte le farfalle di questo mondo non aggiungono e non tolgono nulla alla
perfetta idiozia della morte,
la morte passa da voi perché voi siete passati da lei, gli avete dato
un desiderio e ora quel desiderio vuole il vostro corpo, anche per questo desiderare,
in genere, è pericoloso,
la morte vuole il vostro corpo come la notte vuole il giorno, siamo inciampati
nel prendere, nel volere e allora tutto quello che prendiamo se lo prende la
morte, la morte vi sconsiglia
di stare al mondo e alla fine vi convince,
io l'ho fregata nel momento in cui sono diventata dio si è allontanata,
ha pensato che per un secondo può tenersi lontana ed io in questo secondo
posso fare tutto, posso comparire scomparire da ogni cosa, forse è proprio
da questa attitudine che è nata la storiella della ubiquità di
dio, forse è tutto vero, ma è roba da un secondo, dio è
tra l'inizio e la fine di uno sbadiglio, è nel tempo di scartare una
caramella, poi è finita anche per lui,
dio è come un occhio appoggiato sulle ciglia, come un cane che corre
in un armadio, insomma un'anomalia particolarmente resistente,
se sono diventata dio devo ringraziare tutti gli uomini che ci sono stati e
anche devo ringraziare i dinosauri, cose che non ho mai visto, quelli che fanno
le poesie e quelli che non le fanno, e poi le marmitte delle macchine, gli ombrelli,
gli aeroplani, devo ringraziare tutto
quello che ho mangiato e tutta l'aria che ho respirato, da questo infinito intreccio
andava formandosi un dio, ma nemmeno lo sapevo.
un gesto semplice, la vita dev'essere un gesto semplice, a un certo punto, quando
un verme
rovisterà nei miei occhi io non potrò più vedere il primo
ragazzo che mi ha baciata,
non potrò più straziarmi o dondolarmi sull'altalena delle paure
e delle speranze, non potrò neppure avere la sensazione che non esisto,
essere dio significa trovarsi ad essere molto più semplici di quello
che siamo abitualmente,
io sono un dio a cui molto spesso il cuore batte in disordine, il mio cuore
più che un muscolo
è una bestia, un cuore che cammina, mi rovista la gola, la testa,
e allora quando si ha un cuore così e intorno le teste viperine uscite
dai solchi degli ultimi decenni
io sono pronta ad agire a venire dalle nevi del mio pallore verso ognuno di
voi, io sono
disponibile a frugare tra i resti consumati di ogni età, mi farò
accompagnare dal vento, un vento che nelle pianure è più silenzioso
che in montagna,
non bisogna prendersi per uomini soltanto perché abbiamo alcuni organi e un calderone di pensieri,
riposatevi se volete avere qualche idea, io non ho puntelli segreti, astraetevi da ogni pesantezza da ogni languore
dio è un disingombro e ora il mondo è particolarmente ingorgato,
dio il mondo lo aveva fatto immaginando una decina di persone al massimo ad
abitarlo,
allora si che c'era una vera impetuosità di esistere e non c'era bisogno
della coscienza perché c'era poco da vagliare, da calcolare,
ora ogni microbo è impigliato tra le linee dell'universo,
il lieve, l'impalpabile, l'indicibile
non si addicono a chi si sente dall'inizio alla fine come un pesce appena pescato,
una trappola preparata
da ieri, da tanti ieri,
io non amo i luoghi della vita facile, non amo fornire molti ingressi a chi
vuole visitarmi, il male d'essere ammirata, il male d'essere trascurata ormai
sono cose che poco mi riguardano,
desideravo che il mondo mi venisse intorno,
da quando sono dio lascio fare alla vita ciò che vuole, più che
svegliarmi io sorgo la mattina
come il sole, sono molto vigile e molta distaccata, ho smesso totalmente o quasi
di pensare,
smobilitare se stessi
vedere senza esaminare, smetterla d'intervenire di cercare di funzionare,
ora la mia vita si perfeziona senza fine, si dispiega e si prolunga da un secondo all'altro senza intoppi senza deviare, il mio spirito si è svincolato da se stesso, l'utile e l'inutile si è finalmente dissipato, non ho più il prurito della comunicazione, rinvio al mittente tutte le parole che mi arrivano, le ascolto, ma sono svincolata, io sono infinitamente svincolata,
ogni pensiero, ogni forma di vita dopo un po' ci blocca in qualcosa, da quando sono dio ha preso casa nell'irreale, nell'indifferenza riguardo ad ogni forma di realizzazione, ovviamente il dio che ha fatto il mondo è un gran cialtrone, troppo attivismo,
quelli che lavorano per fare qualcosa sono degli appartamenti d'affitto, quelli
che tracciano una strada difficilmente potranno tornare negli spazi,
il fallimento è la mia energia e anche la vostra, proprio ciò
che abbiamo sperperato, ciò che ci inquieta e ci preoccupa è il
nostro serbatoio di energia,
gli uomini di successo sono uccelli con un'ala sola, sono alberi senza rami,
io che mi sono isolata, io che mi sono fatta ignorare ora ricevo nel breve spazio di questa camera l'inaudita rivincita di una libertà incomparabile e sono disponibile, infinitamente disponibile ad arrivare al vuoto del soggetto, di ogni soggetto,
sappiate che dio non vuole più ascoltare chi si sforza al profano e dietro ad esso si trascina
il cuore prende una posizione elevata, diventa belvedere solo in chi è dilatato trafitto da desideri puri,
la piaga portale della meschinità, la religione dei blasfemi, le greggi che vanno dietro al montone della moneta
d'ora per tutto questo non ci saranno più fortificazioni,
saranno sempre mali e malesseri e pensieri di sgradevolezza,
tuttavia anche se adesso sono dio
penso che sempre con gli uomini almeno un filo vada conservato, ma non pensate d'infliggermi troppi segni della vostra ingombrante esistenza,
preferisco la palafitta delle mie cellule
piuttosto che muovermi tra le braccia stravolte dei vostri desideri per sempre
inappagati,
sappiate anche questo, non avete più le vostre parole, di fronte a me
ho le facce dalla bocca perduta,
nessuno di voi sa qualcosa più dell'altro,
io voglio un amante dalla testa frizzante, uno che voglia scalare il versante
aperto della vita
un grande malato, uno che sia fuori dalle fasce riposanti della salute,
non me la sento di donare tutta la vita a un problema sbagliato,
non voglio più vivere con la gola stretta, seguirò l'odore della
fine di un giorno estivo, mi farò contenere in poche lacrime perché
non me la sento più d'avere ragione,
perché si è perduto il segreto degli uomini, perché non
si sogna più ma si è sognati,
perché russiamo sopra alle nostre anime,
perché si beve l'acqua senza sete e si va nella pietra senza ferirsi,
permettetemi ancora di ricordare che la vostra colpa è aver permesso
che disperazione e stanchezza si unissero, non era una scelta obbligata, l'uomo
è un essere movimentato
può avere la rapidità di una freccia e l'ibernazione di un serpente,
può smarrire il suo destino ma può ghermirne un altro all'improvviso,
può indagare sui sogni di uno scarafaggio, sull'autismo di un buco nero, può spiare l'alito di un vitello, può far da mangiare ai cani e ai matti, può dirsi poesia e rovina, può aver maniere da uccello notturno e lavori da miniera,
alla fine c'è un'ultima cosa che vi devo ricordare,
non si viene al mondo solo per poppare.