LETTERA ALLE DONNE


Sia chiaro, galleggeremo nel nulla.
Ora siamo qui, la vita mostra di reggerci, ma è un filo sottilissimo e non sente se c'è sopra un elefante o una formica.
Intanto salutiamoci, vengo a darvi un bacio. Bacerei volentieri il vostro cuscino prima che andate a dormire.
La vita ci rende guardinghi, ingenerosi.
Invece bisogna dire dopo un giorno di confidenze: eccomi di nuovo qua.
La vita ci fa vacillare, e ci chiama a rimbalzare da un attimo all'altro senza riparo.
Ieri sera dopo una gioia mi sentivo il petto senza cuore. Se n'era andato. La morte vuole il nostro cuore.
Ma se c'è una precisione e una lealtà nel sentirsi soli, allora viene un'audacia invincibile e potremo guardarci senza l'ansia di piacerci, di predare ed essere predati. Altrimenti
la vita rifluisce nel suo buco convenzionale, buco che non si chiude mai.
Vi chiedo un po' di attenzione. Per arrivare alla vaga esattezza dei nuovi sentimenti
bisogna essere perfettamente assenti. Le muffe di cui ci copriamo, l'umidità dei discorsi e dei commenti. Abbiate cura della loro assenza.
Un bacio che stia tra una fucilata e un grido. E uno sguardo infinitamente patetico. Sono cose possibili.
Ovviamente non intendo che dobbiate lasciare subito intrecci e ormeggi del passato.
L'abbraccio è il nostro segno della croce, a un soffio dalla solitudine mortale in cui operiamo. Chi non sente tutto questo ci distrae, ci può essere anche utile a volte, ma non per noi.
Preziosa e rara è colei che ci fa rischiare una morte fisica definitiva. Come la guerra, come la poesia.
Io per voi faccio dei sogni in cui gli uomini e le donne si raffigurano esattamente come vorrebbero essere e lavorano per uscire da questi traffici senza senso.
La spaventosa, l'irrimediabile scomparsa sarà vinta da questa nostra assenza, da questi occhi allungati fino la midollo per cercare il pane più chiaro dell'essere.
Certo, devo spiegarmi meglio. Indicare che questo lavoro è un andare via dal mondo e dall'umano. Oltre il corpo, oltre il cuore.
Quando stiamo insieme bisogna allora agire diversamente, dovremmo lasciare penetrare in noi una certa insensibilità verso il mondo. Non stiamo insieme per divertirci, o per sedurci. Bisogna che si sprigioni da noi una sorta di stupore leggero, qualcosa che ci faccia sentire lontanissimi e casti, ma insieme nel camerino dell'universo, pronti a fare il nostro numero, insieme, insieme veramente.
Quasi tutte finora mi hanno rifiutato questa cortesia: fare lo sforzo di seguirmi, di essere seguite.
Certe volte penso che non posso aspettarmi di più da me stesso e da voi. La vita non sarà mai un susseguirsi di meraviglie. Ma almeno deve eccitarci e dobbiamo sprigionare un calore.
C'è bisogno di dirlo? Non è il perpetuo oscillare da una all'altra che mi avvince. Non è il tradire, il trasgredire che mi fa sentire sparso e smarrito nella selva dei gesti abituali a cui tutti ci pieghiamo.
Non si è amanti senza che una grande sventura e una squisita cortesia siano con noi.
Dio verrà a trovarci nel momento in cui prendiamo a calci questi cani, questi pagliacci che hanno sempre il muso per terra. In un certo senso noi dobbiamo buttare all'aria la nostra vita. Come coriandoli. Dobbiamo stare attenti. Ancora qualche indugio e non riusciremo più a strapparci da noi stessi.
Io mi sento ancora indomito, sperduto, ma so che è facile smarrirsi nella propria immagine. Come si è smarrito adesso questo pensiero.
Io penso a una coraggiosa esposizione di noi stessi. E questo non si può insegnare. Io volevo solo riscaldarvi perché questa gelida stagione, queste piccole mattonelle in cui ci muoviamo diventino una vasta costellazione.