1.
Non avevo mai pensato che mi sarei uccisa il giorno del mio ventunesimo compleanno.
Pensavo che la mia inquietudine mi avrebbe portato tante sofferenze, pensavo
a tutto, a un ragazzo che non avevo mai visto, a un lago, a una gita in montagna,
pensavo ai baci di Riccardo, alla sua lingua, mi piaceva quando la lingua di
Riccardo mi baciava la fica, ed è strano che una pensi ad un uomo che
le lecca la fica mentre sta pensando che fra poco si ammazzerà, forse
la mia testa non ha mai funzionato molto bene, il giorno in cui mio padre inculava
la serva dovevo entrare nella cucina e dirgli che era un porco, mia padre scopava
e non stava mai con la bocca chiusa, era uno scopatore volgare, anche quando
chiavava con mia madre era tutto uno sproloquio, mi sono alzata tante notte
e mi sono messa per terra sulla moquette del corridoio aspettando che cominciassero
e cominciavo dopo che lui aveva fatto certi conti, metteva a posto i conti della
giornata, si assicurava che aveva guadagnato molto e poi si metteva sopra mia
madre, le diceva tutto quello che faceva, adesso ti vengo sopra, adesso te lo
metto nella fica, sembrava che facesse la radiocronaca di una scopata, mia madre
non l'ho mai sentita, mia madre era una tomba, mia madre non piangeva ai funerali
e non godeva quando scopava, mai madre diceva poche parole al mese e le diceva
sempre a persone che non conosceva, mia madre quando conosceva qualcuno non
aveva più voglia di parlarci, io sono come mia madre, io nemmeno piango
ai funerali e quanto a godere devono sbattermi a lungo e mentre mi sbattono
devono anche sapere muovere le mani, devono trovare l'angelo che ho tra le gambe
e convicerlo a correre verso il piacere, in genere l'angelo che ho tra le gambe
e i diavoli che ho in testa corrono sempre verso il dispiacere, in me angeli
e i diavoli non sono molto diversi, a parte il fatto che occupano zone diverse
del corpo, comunque adesso devo smetterla di scrivere, se continuo a scrivere
mi distraggo dal mio proposito, un quarto d'ora fa ho deciso con tutta me stessa
che mi sarei lanciata nel vuoto, quando ho preso questa decisione mi sono sentita
benissimo, adesso comincio a sentire qualche crepa nella mia felicità,
ho dovuto pensare di scegliere la morte per sentirmi finalmente viva e adesso
che l'idea di non uccidermi avvelena la mia vita. Basta, non glielo permetterò.
2.
Domani mattina, se non avessi deciso di ammazzarmi mi sarei dovuta svegliare
presto, in genere la mattina preparo il cibo per tutta la giornata e poi preparo
i figli per la scuola e poi vado in ufficio e poi torno e poi mi arrabbio con
i figli e con mio marito che è sempre più svagato nella sua amarezza
e poi rispondo al telefono, io non chiamo mai nessuno, e poi stiro e pulisco
la casa e preparo la cena e metto i bimbi a dormire, domani mattina per me non
ci sarà e mi sembra strano che non ci saranno neppure tutte le azioni
che ora ho descritto, quando una fa per tanto tempo sempre le stesse cose finisce
col pensare che non ci sia alcuno modo di fare diversamente e quando si trova,
come nel mio caso, una soluzione, bisogna pensare che è sempre una soluzione
apparente, una soluzione che non risolve niente.
3.
Chiedo scusa, ma non riesco a far altro. Ho sempre pensato di leggere le ultime
lettere di chi si ammazza, alla fine ho deciso di scriverne una anche io. E
siccome sono una persona estremamente coerente, dopo aver scritto la lettera
devo dar seguito alla cosa. La mia lettera è stato molto difficile scriverla,
già ho dovuto pensare a lungo se dovevo cominciare con carissimi o miei
cari, e poi non parliamo dell'ultima frase, l'ultima frase di uno che scriva
la sua ultima lettera è importante, l'ho scritta e l'ho riscritta cento
volte, forse è stata proprio l'estenuazione a cui sono arrivata a farmi
fare il decidere per l'insano gesto, altro che coerenza.
4.
Mi sono stancata di fare la puttana. All'inizio l'ho fatto pensando che mi piacesse,
e poi ero curiosa di vedere tanti cazzi e tanta gente diversa. Il fatto è
che ogni vita quando ci stai dentro dopo un po' ti annoia. I cazzi sono effettivamente
uno diverso dall'altro, ma ormai non li guardo più penso solo a coprirli
con la plastica. Ed è stato proprio mentre infilavo un preservativo che
ho pensato che potevo anche infilarmi una busta in testa e starmene tranquilla
a consumare l'aria che mi restava. Per la verità è stata un cliente
a dirmi che la moglie si è uccisa in questo modo, io non sono mai stata
una originale, se quel cliente non mi avesse parlato di sua moglie io non avrei
mai pensato di uccidermi in quel modo, avevo sempre pensato al veleno, ne volevo
bere tanto, mi volevo ubriacare di veleno. In ogni modo adesso sono le sette
meno cinque, io mi chiamo ivana e vengo dalla bielorussia. Sotto il materasso
ci sono molti soldi, voglio che siano bruciati, davvero non so a chi darli.
5.
Perdonami, faccio una cosa che avrei dovuto fare prima di conoscerti, effettivamente
mi sembra orribile lasciare la vita dopo averti conosciuto, mia piaceva stare
abbracciato a te mentre mi parlavi di tua moglie e delle sue follie, tu venivi
da me e ti sembrava di trovare la pace, ho sempre pensato che dei nostri incontri
la parte migliore fosse quel lungo abbraccio iniziale, poi era tutta una smania
di fare cose ancora più belle senza sapere che la cosa bella, l'unica
che potevamo fare l'avevamo già fatta.
6.
Quello che faccio lo faccio per me, lo so che faccio un errore, lo so che voi
mi avete detto tante volte che la vita è bella, a me questa frase mi
suonava sempre falsa, non perché la vita fosse brutta, semplicemente
perché penso che non abbiamo diritto di dire niente sulla vita, un gatto
non dice niente sulla sua vita e nemmeno un rospo o una gazzella, nemmeno un
tiglio dice niente sulla sua vita e neppure una ginestra, non capisco perché
solo noi dobbiamo pronunciare giudizi sulla nostra vita o su quella degli altri.
Io ho fatto tante cose, adesso faccio questa, non ho altro da aggiungere e spero
che anche voi non abbiate altro da aggiungere.
7.
Ho il cancro da sette mesi, o meglio sette mesi fa il medico mi disse: signora
lei ha un brutto male e poi ci volle un'ora per farmi dire quale fosse il male
ed io non sapevo che dire e alla fine dissi una scemenza, dissi grazie a quel
medico gli disse tre volte grazie come se mi avesse rivelato il male di cui
soffrivo da una vita, il cancro, mi disse il medico, incubava da qualche anno,
forse se mi fossi fatta qualche indagine lo avrebbero scoperto prima, raccontai
come stavo e ogni volta il medico mi diceva che quel mio stare così come
stavo era tutto un grande sintomo del mio male, io invece pensavo che semplicemente
ero nata col mio cancro, comunque adesso io di questo mio cancro non voglio
più sentirne parlare, adesso stanno perfino tornando i capelli, ho perfino
fatto l'amore un paio di volte con mio marito, e sono stata io a convincerlo
che ne avevo voglia, lui in ospedale mi portava regali e mi parlava dei bambini,
mai che mi mettesse un mano sul mio seno rovente, forse prima di venire in ospedale
era stato a puttane e l'unico contatto che mi offriva era il dorso della mano
che sfiorava la mia guancia al momento del congedo, prendeva sempre un aria
seria mio marito quando mi salutava. Una volta la mano sul seno me la feci mettere
da un infermiere, un tipo esile e triste, con una mano lunga e fredda, erano
le due di notte, sarei volentieri andata avanti stavo per alzarmi dal letto
stavo per prenderglielo in bocca, ma lui venne mentre gli abbassavo la divisa
da infermiere ed era terrorizzato perché si era sporcato e sparì
senza dirmi nulla, a parte questo momento, non ricordo niente di particolare
della mia malattia, mi sembrava di stare più o meno male come ero sempre
stata, semplicemente ero più spesso a contatto con altri malati, in realtà
quando ci si ammala si fa esperienza di altre malattie oltre che della propria:
ho scritto molti diari della malattie di altre donne, mio marito sembrava dispiaciuto
che io fossi dispiaciuta per le malattie delle altre, mi diceva sempre che dovevo
pensare a me, ma io non ho mai capito bene cosa voglia dire pensare a sé,
io ho sempre pensato agli altri, quando sono nata, invece che l'io si è
formato un cancro, il mio corpo ho tollerato un cancro per quasi quarant'anni,
credo che non avrebbe tollerato un'io per tanto tempo. Adesso, caro dottore,
scrivo a lei questa lettera, scrivo a lei perché credo sarà la
prima a trovare questa lettera sul comodino, la legga e la strappi, non farebbe
piacere a mio marito, la legga e sappia che ho tanto pensato a lei in questi
mesi, se avessi un io potrei concludere con questa frase: sappia, caro dottore,
che io l'ho tanto amata.
8.
Gli altri non muoiono mai. Moriamo solo noi che non ancora stiamo morendo. Mi
sembra strano scrivere queste righe e mi è sembrata strana tutta la mia
vita, mentre ma vita degli altri mi sembrava sembra perfettamente normale. Io
gli altri li ho visti sempre perfettamente a posto. Io sono vissuta come una
pazza e come una pazza muoio. Quello che ho capito con gli occhi e mai col pensiero.
Credetemi, io sono una che vi ha visto: la vostra vita è normale, perfettamente
normale. Un giorno sarete presi dal sonno e vi addormenterete. A me non è
concesso aspettare questo giorno.
9.
Mi spoglio e apro la finestra. Non voglio coinvolgere nessuna cosa nella mia
fine, non voglio portare con me niente, neppure un anello, un orecchino.
10.
Mi sveglio di notte all'improvviso e il mio corpo è molto piccolo e solo.
La mia camera è una stella. Quasi mi smarrisco in tanta grandezza. Sono
troppo piccola per uscire da questa stanza e per credere ancora all'esistenza
della terra e del cielo.